Martina Liverani

Amo l’odore della carta stampata. Le donne che fanno la loro firma con l’olio su un foglio e che mangiano la pizza con le mani. Penso a Martina. L’aspetto davanti ad una bottega. La mente mi si apre sentendo il taglio dell’affettatrice. Riconosco che sotto c’è della mortadella. Comincia a far caldo in questi giorni, mi siedo fuori con la vetrata alle spalle vicino a delle altre donne. Le sedie in plastica, ricordo mia nonna. Io sono un uomo robusto, ma oggi mi sento leggero…

Martina, hey sono qui.

“Ciao Matteo.”

Si siede ordinata, non so come faccia. Sto respirando aria bollente, mi toglierei anche la pelle.

Hai visto in che posticino molto molto alla mano ti ho dato appuntamento? In questa piccolissima bottega o trovi tutto o non trovi niente. E anche il niente è tutto.

“Ho” e mi “manca” come in una dispensa. Tu hai tutto quello che ti serve?
“Fortunatamente no. Mi manca sempre qualcosa, in generale nella vita – dico – non solo nella dispensa. È per questo motivo che in continuazione fabbrico idee, invento, creo, cambio, scrivo e riscrivo. Dicono che bisognerebbe starsene sereni, accontentarsi di ciò che si ha, ma io proprio non ci riesco. Sono sempre in cerca dell’idea che mi manca, cerco sempre ciò che ancora non c’è.”

Ho scoperto che scrivere la lista della spesa risulta ancora a 40 anni un gesto ripetitivo che mi fa rimettere i piedi leggermente a terra. Anche solo per 3 cose, scrivo.
“La scrittura è metafora di tutto ciò: pensa che la penna è una specie di bacchetta magica che fa apparire parole che non ci sono e frasi che ancora non sai, la scrittura è una caccia continua a ciò che manca. In cucina, manca sempre un ingrediente, e così tocca sperimentare, inventarsi qualcosa, e ogni volta è sempre una nuova scoperta. Diversamente morirei di noia.”

Mi prendo una tassoni… te? Dissetati che si schiatta…
“Si oggi si schiatta. Ultimamente mi sono fissata con l’acqua di cocco, ma si tratta di una sbandata temporanea. Il mio must dell’estate è e resta: acqua del rubinetto a temperatura ambiente rinfrescata da cubetti di ghiaccio homemade con dentro una fogliolina di menta.”

E aspetta vado a cercare una fontanella, poi la scaldo leggermente al sole e cerco in qualche vaso sui davanzali della menta. L’educazione va oltre ai generi… umani.
Entro a chiedere.
Ecco a te.

Mi chiedevo, ci siamo persi qualcosa un po’ tutti per strada, nel cervello. Cosa hai ritrovato? E cosa ritrovi sempre?
“Perdo tempo. Ma poi lo ritrovo, perché crescendo mi sono sempre più resa conto che ogni cosa, anche la più piccola, ogni esperienza, ogni conoscenza, ogni luogo, ogni incontro, ha il suo preciso significato e valore. Perciò indugio in colossali perdite di tempo, ma io so per certo che di fatto non lo sono.”

Quel panino che mangia quel bambino, è una banana. Io da piccolo quel pane lo riempivo per merenda. Ora la banana me la mangio con zucchero e limone. Tu?
“Da bambina mangiavo panini, non banane. Ora continuo a mangiare più panini che banane.”

(ha risposto come mi aspettavo)

Ho visto alcuni dei tuoi progetti. Rifaccio. Conosco tutti tuoi progetti, è la verità. Secondo te perché mi piacciono tutti?
“Perché hai buon gusto? In realtà ti piacciono perché sono progetti autentici in cui riconosci dentro una personalità – con pregi e difetti, con cuore, anima e sangue e sudore – progetti con una spina dorsale e un carattere. Capisci che dietro al progetto c’è qualcuno in carne e ossa, con uno stile. Non un algoritmo, non un’agenzia, non un piano strategico, non un’operazione pubblicitaria o di comunicazione. Penso.”

Si pensi bene, se ti osservo dico: questa fa, fa, fa. Per me fare, fare, fare, sempre.
Tu sei una che…

Martina la trovi qui

 

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